È il testo al quale torno periodicamente. Che ri-leggo, ma col piacere della prima volta. Che mi comunica un senso di compiutezza. Grandezza.
È il più bel libro che abbia mai letto. E lo è da molti anni.
Mi sono chiesto spesso perché e la ragione credo stia nel fatto che mi importa. In un famoso Ted Talk, Andrew Stanton afferma che probabilmente il primo comandamento da rispettare nel raccontare una storia è “Make me care, please. Emotionally, intellectually, aesthetically, just make me care”.
Memorie di Adriano soddisfa pienamente questo comandamento.

© Paolo Nobile – Tutti i Diritti Riservati
Nei Taccuini di appunti in appendice all’opera, Marguerite Yourcenar scrive che Memorie di Adriano fu concepito tra il 1924 e il 1929 (impiegherà circa trent’anni per completarlo). Uno degli spunti fu un’osservazione contenuta nella corrispondenza di Flaubert:
Quando gli dèi non c’erano più e Cristo non ancora, tra Cicerone e Marco Aurelio, c’è stato un momento unico in cui è esistito l’uomo, solo.
Gustave Flaubert
Non ho letto l’opera in originale, il mio francese è troppo limitato, ma considero la traduzione di Lidia Storoni Mazzolani un capolavoro.
La traduzione è un lavoro difficilissimo. Rendere in un altra lingua le sfumature, il sottotesto, i doppi sensi, è un’impresa che ha del magico. In qualche raro caso la traduzione è allo stesso livello del capolavoro tradotto.
Fu l’autrice stessa a proporre la traduzione a Lidia Storoni Mazzolani la quale, in Una Traduzione e un’Amicizia in appendice all’opera, scrive:
voleva che il suo scritto sembrasse tradotto dal latino, e perciò preferiva una studiosa del mondo classico anziché di letteratura francese.
Scelta geniale.
Chi non avesse ancora letto Memorie di Adriano, dovrebbe rimediare al più presto.